martedì 30 luglio 2013

La piaga del tirocinio "non retribuito"


La crisi c'è e si vede: è una frase banale, ripetuta più e più volte da chiunque, su qualsiasi mezzo mediatico o negli ambienti che frequentiamo; è quasi diventato un "jingle", che riecheggia ogniqualvolta si parla di soldi, lavoro ecc.
Dunque, non si scopre nulla di nuovo, esprimendo tale pensiero; ma, la maniera in cui si sviluppa questa crisi, quello a cui può portare può costituire certamente una variabile di non poco conto, che alle volte porta anche ad eventi tragici; non è, però, questo il momento.
Voglio parlare, invece, di un qualcosa che è diventata routine da un pò di anni, in concomitanza con l'inizio di questa crisi: sto parlando del lavoro non retribuito. E' paradossale in questo periodo parlare di simili fatti...o meglio, è assurdo che esistano tali possibilità masochistiche, da propinare in particolar modo ai giovani.
I dati della disoccupazione giovanile sono catastrofici e non ho nemmeno voglia di ripeterli; la legge Fornero (sulla quale ogni tipo di commento negativo è superfluo, per i tanti già spesi in questi mesi), entrata in vigore il 18 luglio 2012, tra le varie aberrazioni che riporta all'interno del proprio testo, include un punto tra i pochi che probabilmente può esser ben accolto dalla platea dei giovani in cerca di lavoro: l'obbligo, da parte del datore di lavoro che intenda assumere uno stagista all'interno della propria azienda, di assumerlo con una retribuzione minima di 400 euro e per un periodo di sei mesi (entro i dodici mesi successivi alla data di laurea), rinnovabili per altri sei. Insomma, una bella mano tesa a chi vuol allungare il proprio curriculum, imparare un mestiere e crescere professionalmente pian pianino, con un sostegno economico minimo per andare avanti.
Il tutto, però, è stato messo in discussione da una sentenza della Corte costituzionale di fine 2012, che ha spostato tra le competenze delle Regioni la maniera di legiferare in materia, lasciando i dettami della legge a semplici linee guida alle quali adeguarsi.
Ad ogni modo, il problema è il seguente: nonostante la legge Fornero, nonostante le leggi regionali che hanno puntualizzato meglio la materia in esame, è ancora possibile incappare nella proposta di un tirocinio formativo gratuito? Per quelli curriculari (chiamati in questo modo, in quanto utili ai fini del raggiungimento dei CFU necessari al completamento del percorso di studi) è ancora plausibile trovarsi di fronte a queste possibilità, in quanto si è ancora studenti e tali tirocini costituiscono un primo approccio al mondo del lavoro per lo studente alle prime armi, oltre che per i fini su citati; ma per uno studente già laureato, è giusto ritrovarsi ancora oggi, con leggi in vigore sul tema, a valutare proposte di stage senza compensi?
Ce ne sono tanti in giro, le proposte di stage gratuiti fioccano in quantità abominevole, anche da enti o aziende che non ti aspetteresti.
Molto spesso, durante i colloqui, ci si sente dire che "si cercano ragazzi con un tot di anni di esperienza alle spalle": ma com'è possibile fare questa esperienza, se non esistono modi e tempi per poterla maturare (sopratutto, se si è appena finito di studiare)? Come si può incentivare, motivare un neolaureato ad accettare una proposta di tirocinio (dunque, neanche un posto fisso), senza vedersi a fine mese un soldo in tasca? E' vero, c'è chi può ancora farlo; ma lo studente fuorisede, che vive di ciò che riesce a guadagnare, come fa? A questo punto, conviene sul serio mollare gli studi (che fan perdere solo tempo) e mettersi a cercare immediatamente un lavoro, imparare un mestiere per ritrovarselo nel futuro; oppure scappare all'estero, con titoli di studio che sicuramente sono più apprezzati e di valore che dalle nostre parti. Non stupitevi, allora, se questo Paese non riuscirà mai a progredire.

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